Ci si sono estinti gli esibizionisti. Li abbiamo estinti come il pettirosso nero del madagascar, come la foca proboscidata del guatemala, li abbiamo estinti senza spenderci una lacrima, senza rivolgere loro neanche un pensiero.
Gli esibizionisti quelli dell'impermeabile, quelli che te lo facevano vedere nella stradina dietro il supermercato, quelli che se ti sedevi in un vagone vuoto si mettevano nel sedile del pippaiolo, noi lo sapevamo quale: non di fronte ma angolato, nei quattro sedili dall'altra parte del passaggio ma rivolto a te. E poi mettevano un giornale, lì. E poi lo toglievano, il giornale: per lasciarti a bocca aperta dallo sgomento, loro pensavano così.
Le nonne, le mamme ti preavvertivano sobriamente dettagliando. Ci sono degli uomini un po' schifosi, sai, che fanno vedere il loro coso alle ragazzine. Tu non aver paura, non ti devi impressionare. Sono innocui, sono dei poveretti. Sono persone tristi che devono far pena. Tu tira dritto e fai come se non avessi visto. Qualche zia più energica suggeriva di ridergli in faccia e dire che non era poi questo granchè, ma a quattordici anni non osi, ovvio.
Perché è vero che erano tanti. Arrivata a vent'anni ne avevi una vasta e variegata esperienza, tanto che quando quella volta salita sul treno un po' presto e aperto il tuo libro avevi visto arrivare quello che si era seduto proprio lì, nel suo sedile dedicato, ancora prima che muovesse un dito avevi iniziato a raccogliere cappotto e borsa, avevi chiuso il libro. E ancora prima che ti alzassi si era alzato lui, seccatissimo alzando gli occhi al cielo, e se n'era andato sibilando mentre ti passava vicino "Certo che ne hai visti, tu, di uccelli...!" Tanta esperienza di esibizionisti da frustrarli ancora prima che posizionassero il giornale, o le dita sulla patta.
Tanti da far la posta ad ogni preda disponibile, tanto da far tornare a casa la mamma - signora ormai matura - da un giro nel bosco sotto la neve esterrefatta dall'idea che ci fosse qualcuno in pieno gennaio che avesse voglia di sbottonarsi sul far del crepuscolo per una signora quasi nonna, tutto contento e fiero.
Poi si ripetono le stesse raccomandazioni, gli stessi avvisi a quelle che hanno tredici anni adesso e capita che dopo due, tre anni, non gli sia mai capitato.
Allora capisci che si sono estinti, che non tornerà più il Nani, che ancora prima di vedere il suo uccello sentivi il suo odore di vino, non ci sarà più un altro Saverio appostato tutto fremente sotto i platani del viale.
Li abbiamo estinti quando ogni ragazzina, ogni maschietto, qualunque adolescente in rete ha visto tanti membri d'ogni colore e forma, turgidi e buffi, impressionanti e goffi che il povero Gerlando, là dietro la stazione, non ha più ragione d'essere, ha perso ruolo e senso.
Così gli resta solo da pescare nel misero bacino dell'utenza del digital divide, così sul Giornale di Merate si fanno paginate intere sul fantomatico Maniaco del Cimitero, presunto turpe pervertito che mostra le pudenda alle pie donne indaffarate sulle tombe.
E magari nemmeno esiste, magari si tratta solo di qualcuno che da lontano, nell'ombra ottobrina sfumata dalla nebbia si è aggiustato i pantaloni e la Adele si è immaginata chissà cosa, e poi è stata tutta una gara a dire che anch'io e anch'io, quel porco, quel depravato, quel maiale - che non sarà mica solo la Adele che glielo fan vedere, cosa crede di essere quella, anche a me lo fanno vedere, eccome, tornando dal cimitero, sapessi.
Sono ormai scomparsi Marietto, Lino, Adolfo, annullati dall'esibizionismo virtuale che ha reso i loro cappottini spalancati, i loro occhi torbidi, le loro mani tremanti, i loro piselli dritti e tristi delle reliquie, inutili trofei in un'orgia di fighe e culi e cazzi e tette e cosce spalancate ed eiaculazioni spumeggianti.
Ma resta una domanda, che inaspettatamente infine li redime. Se chi lo tira fuori dietro la stazione è un poveretto, perché mai chi ti si mostra online è un figo?