D'estate le chiome degli alberi nascondono quei capannoni là in fondo, i rampicanti ingentiliscono le facciate di intonaco plastico, un fiore di tarassaco riesce a spuntare anche nell'angolo tra un marciapiede e una cacca di cane. Ma d'inverno di bello c'è solo, qualche volta, il cielo. Per il resto il lupatoto è grigio, crudo, sporco di fango e neve appassita. Per guardare qualcosa di bello devi prendere un libro, andarlo a cercare.
Io sono un po' preoccupata per quanto trascuriamo la bellezza, come se fosse un lusso, una mollezza, come se fosse una cosa di cui si può - senza conseguenze - fare anche a meno.
E sono preoccupata perché a me sembra che sia la prima volta nella storia dell'uomo che la bellezza viene del tutto ignorata.
Penso che ci sono persone, e sono tantissime, che ogni giorno si svegliano in una brutta stanza piena di mobili stupidamente brutti, in una brutta casa in una brutta strada. Escono, vanno al lavoro in un posto bruttino o non di rado orrendo, lavorano al fianco di gente con brutte facce desolate, malaticce, aggressive, frustrate. Poi tornano e guardano tutta la sera qualcosa di brutto in tv, o vanno in un brutto bar a bere qualcosa da un brutto bicchiere scambiando brutte battute con gente cupa in brutti giubbetti.
Non per tutti è così, ma per molti, moltissimi, una moltitudine. Che vivono anni e vite intere senza vedere mai da vicino niente di bello.
Non dimentichiamoci che una volta c'era la natura. Chi non poteva permettersi di fare affrescare una stanza da Raffaello, o di vederla una volta che fosse affrescata, chi non poteva nemmeno guardarsi una vetrata o un arco rampante in una cattedrale, chi era troppo povero per permettersi un oggetto qualunque che fosse davvero bello poteva sempre guardare un tramonto sul mare, un'alba tra i boschi, un albero di ciliegio fiorito.
Io credo che per migliaia di anni qualcosa di bello da guardare tutti, ma proprio tutti l'abbiano avuto. Ma la bruttezza totale che ci circonda adesso, quella crosta in cui ci siamo avviluppati di migliaia e milioni di oggetti brutti, cose brutte, edifici brutti, tutta questa mancanza di bellezza non può non farci male.
Io ti consiglio di fare un gioco. Le cose che vedi giudicale. Dì a te stesso - o anche a voce alta se vuoi - "Questo è bello. Questo è brutto. Questo è molto brutto". Sembra una cosa da niente, ma da quanto non lo fai? Da quando guardi quella casa lì ogni mattina e non dici, esplicitamente, deliberatamente: "Che brutta."?
Non devi trattenerti, non devi essere corretto, tollerante, possibilista. Devi essere manicheo, devi tagliare con la scure: esci di casa e ogni cosa che vedi giudicala. Senza vie di mezzo, senza pietà. L'incrocio con quel semaforo e la concessionaria? Brutto. La faccia di quel signore arcigno la banco del bar? Brutta. L'auto che ti ha appena sorpassato? Brutta. Le tendine di quella casa? Brutte. La tazzina del caffè? Molto brutta.
Puoi farlo. Hai il diritto di giudicare la bellezza del mondo, e forse anche un po' il dovere.
Perché adesso ti hanno inculcato questa faccenda del "mi piace" e tendi a pensare che via, è tutta questione di gusti. Che se una cosa a te non piace magari a un altro può piacere. Che non si può mai dire. Che ognuno la pensa a modo suo. Che la bellezza è negli occhi di chi guarda. Che non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace.
Però non è vero.
Non è bello ciò che piace: è bello ciò che è bello.
E lo sai benissimo, se ci pensi. E se ti sembra di non essere sicuro di saperlo giudicare non importa, fallo lo stesso. Se ti hanno spaventato facendoti credere che solo qualcuno che ha studiato delle cose, che ha dei titoli, delle certificazioni, abbia la possibilità di capire e il diritto di dire se una cosa è brutta, fregatene. Non è vero. Tu sai benissimo cosa è bello e cosa non lo è. E puoi dirlo finché vuoi.
Esercitati, un po' ogni giorno: è importante. Perché di tutta questa bruttezza almeno che ci si accorga e la si chiami col suo nome. Non sai, non sai che soddisfazione.