Si vedono finestre, balconi e giardini: la terrazza sporge come la prua di una nave e come un palcoscenico da cui si guarda più che essere guardati. Perché nessuno affaccia uno sguardo, le finestre sono sempre ben chiuse.
Anche quando fa caldo: c'è chi ha l'aria condizionata, c'è chi si azzarda ad aprire le ante ma le tende sono tirate, la zanzariera fitta e tesa nella cornicetta di immacolato alluminio.
Nel giardino giù a destra invece c'è del movimento. Alle dieci del mattino del sabato i vicini rumeni accendono il fuoco per un barbecue a ciclo continuo che funzionerà fino alla domenica sera.
Sono due o tre famiglie, grossi cani e bambini, donne in formosi pantaloncini fiorati e uomini a torso nudo, robusti di spalle, di pelo e di pancia.
A metà pomeriggio dalla radio si alza il volume, e la musica prosegue ben oltre l'arrivo del buio. Giriamo sulla nostra brace bistecche e verdure, guardiamo i fumi mescolati oscillare nel caldo e ci accordiamo all'onda di risate e di voci e il tintinnare di piatti, bicchieri e bottiglie di birra di questa balcanica colonna sonora.
Sembra festa, è un po' festa ogni sabato sera.
Così ti domandi cosa facciano, invece, dietro tutte le altre finestre. Nessuno si affaccia, nessuno innaffia un geranio perché non ci sono gerani ai balconi, nessuno ha messo una poltroncina, uno sgabello, una sdraio per sedersi un po' fuori e guardarsi le sere di giugno. Da più di una tenda traspare la luce di un televisore. Sta sorgendo una luna gialla e rotonda in un cielo senza uno sbaffo, ma nessuno la vede perché non oltrepassa il confine della sua zanzariera: una boccata d'aria comporta l'insostenibile rischio che un insetto ti punga.
Si mangiano zucchine e melanzane grigliate, ci sono l'oleandro e il gelsomino e il vino freddo, il fumo che odora di carne sale ballando, e suona come un film di Kusturica.
Lady Neon si affaccia un istante al balcone, poggia qualcosa - una scopa - e rientra in fretta nella luce allucinata del suo cucinotto, nel gelo odoroso di frigo di quelle sue lampade da omicidio suicidio.
Mi domando perché l'hai comprato, il balcone, se non osi mai sporgerti. Cosa te ne fai tu signora di quello d'angolo, lustrato a varechina e dove non metti mai piede. Potresti anche vivere senza finestre, tu al secondo piano che non ho mai visto aprirle. E il tuo giardinetto, signore in ciabatte, serve solo per avere sei metri dove far correre il tuo tagliaerba: non ci hai mai fumato una sigaretta, non ci hai messo nemmeno una sedia per leggere qualche volta il giornale.
La brace è ancora rossa, non fa più caldo e sono contente le donne che ridono e sono contente le fisarmoniche. Per voi, tutti gli altri, una lustra sera d'estate è un servizio sul caldo, in tv.