giovedì 16 maggio 2013

Io ero mia.

Vuoi che ti venga assegnato un posto, un incarico, un ruolo, non perché sei la persona più adatta ma solo in quanto sei una donna. Non ti interessa avere un merito, ti basta avere una quota. Rosa, oltretutto, colore che se non sei Hello Kitty e se hai più di cinque anni faresti molto meglio a non usare.

Metti tacchi altissimi che ti fanno soffrire tutto il giorno e ti rendono di fatto una handicappata: i gradini, soprattutto in discesa, sono già un problema, figurarsi muoversi con agilità, non parliamo di correre o saltare.
Ti vesti non con quello che ti fa stare a tuo agio e comoda ma con quello che ritieni piaccia vederti addosso agli uomini che incontri, con molta attenzione per quello che di te si vede che altre donne possano invidiare il più possibile.

Scegli di non andare in spiaggia quest'anno - meglio Berlino o Praga, meglio la montagna - perché nonostante passi l'intera vita torturandoti di diete sei ingrassata di due chili e un etto e non sopporti di farti vedere in costume.
Intanto pubblichi in ogni angolo di internet tue foto nude e più che vagamente allusive, tanto lì i due chili non si vedono: chi non sa fare un'inquadratura angolata giusta, chi non sa fotoscioppare quanto basta, chi non sa che basta riprendere il dettaglio, la curva, il labbro, chi non sa che su internet le donne sono tutte belle?

Hai 7.000 followers e 840 amici e nessuno che ti tiene il bambino un paio d'ore.
Per fortuna figli non ne hai fatti, avevi paura di non essere capace di crescerli e poi il mondo è così brutto e poi allattare sciupa le tette e poi la cacca ti fa schifo e poi comunque non hai ancora trovato un uomo che ne voglia fare con te.

Se l'hai fatta, una figlia, le metti scarpine col tacco a sei anni e la chiami "principessa" ma tu non sei più regina nemmeno della casa. Tua nonna sapeva maneggiare falce e ago, uncinetto, zappa e mattarello, tua madre odiava l'uncinetto e per protesta aveva imparato a cambiare il carburatore della moto, tu non sai fare niente e ogni volta che cucini devi cercarti online la ricetta da seguire. Ti consoli facendo il pane in casa, esaltata dalla tua abilità quando qualunque servetta per secoli l'ha imparato a fare a dieci anni.

Lavori come una matta se hai un lavoro perché sai che sei ancora la prima ad essere lasciata a casa, continui a guadagnare un po' di meno, continui a non riuscire a diventare un capo, continui a dover andare a letto col capo per salire di un gradino. Non lavori e dici che di mestiere fai la mamma perché dire la casalinga fa meno tenerezza.

Spendi tutto quello che guadagni in palestra vestiti trucco e parrucchiere, vai a farti tagliuzzare dal chirurgo per togliere e aggiungere e tirare e gonfiare perché se non sei bella ti sembra di non avere un'esistenza. Sei sempre bella e nuda in tv, oppure bella e vestita, bella e intelligente, bella e disponibile, bella e stronza, bella e solare e bella e lamentosa, bella sempre però, non puoi essere altro, non puoi rilassarti mai.

Ti sei studiata tutti i tutorial sul sadomaso e le tecniche avanzate di pompino ma ancora quello che sogni è un abito da sposa in mezzo ai fiori. Cerchi un uomo, sempre, senza interruzione, cerchi un uomo che ti adori, cerchi mal che vada un uomo che ti scopi. Scopi decisamente troppo poco e quel poco piuttosto male, scopi troppo senza mai essere sicura che la tua prestazione sia all'altezza.

Adesso vuoi una legge in più che ti protegga, vuoi che sia scritto nero su bianco che devi essere tutelata perché sei più debole, più fragile, più sprovveduta. Invece di imparare a difenderti vuoi tornare ad essere difesa, vuoi più certezze, un po' più di protezione. Sai che ogni centimetro di sicurezza in più comporta un ettaro di libertà in meno ma non ti importa più, sei stufa di essere libera, non serve a niente, solo più fatica e più spavento.

Torna nella torre damigella, torna a chiuderti in una teca di cristallo di cui solo il principe ha la chiave.
Tanti anni di lotte e di fatiche per emanciparti e tu volevi solo essere bella, e addormentata.

5 commenti:

  1. Se questa donna si chiamassa Maria, anzi no Maria, Patria. Se questa donna si chiamasse Patria, direi: "Povera Patria!"

    Al

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  2. Problema: Ogni anno molte persone muoiono perché vanno in alta montagna in infradito e poi arriva la tormenta.
    Soluzione 1 - Dedicare alle vittime della montagna un monumento in marmo di Candoglia.
    Soluzione 2 - Dire alla montagna che è cattiva e studiare iniziative per educarla a non uccidere.
    Soluzione 3 - Insegnare alle persone a non andare in montagna in infradito.

    Problema: Genoveffa torna a casa da scuola in lacrime perché Chevin le ha tirato le trecce.
    Soluzione 1 - Invitare quindici esperti per un ciclo di incontri sul dramma del bullismo.
    Soluzione 2 - Carezzare Genoveffa sul crapino dicendole "Povera, povera la mia piccina, vittima di quei bambinacci tanto forti e prepotenti" Poi comprarle le Lelly Kelly rosa col tacchetto per farla smettere di piangere.
    Soluzione 3 - Insegnare a Genoveffa come dare a Chevin un calcio nei coglioncini.

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  3. Gran bel post Spera. Le soluzioni 3 sono le migliori e, come saprai, anche le più costose. Non è facile insegnare senza "inculcare" per insegnare bisogna saper mostrare tutte le soluzioni possibili, non solo una.

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    1. Certo. Ma quello che mi piacerebbe è che si riuscisse un pochino a spostare lo sguardo dal vittimismo.
      Ci sono donne vittime, non c'è dubbio, ma forse sarebbe ora che invece di limitarci a dire "Dio, come sono cattivi questi uomini, e noi poverine" cominciassimo a lavorare per essere un po' meno vittime, un po' meno acquiescenti e inconsapevoli, un po' meno dipendenti economicamente, psicologicamente, emotivamente.
      Quando un uomo fa del male a una donna per anni, o arriva a ucciderla, certo il cattivo è lui. Ma sono sicura che sarebbe utile cercare di capire perché una donna si sceglie un uomo così, perché gli resta vicino, perché quando cerca di andarsene non è in grado di scappare abbastanza lontano. Capire cosa ci manca e come possiamo fare a procurarcelo.
      Una legge che punisca più severamente l'omicidio di donne serve a pochissimo a una donna morta.
      Servirebbe di più come imparare, magari insieme, a non andare in montagna in sandaletti, a riconoscere la prepotenza, la possessività e la violenza prima che sia troppo tardi, a dare calci quando vanno dati.
      Nessuna legge è in grado di proteggere qualcuno che si considera a priori una vittima.

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