mercoledì 6 maggio 2015

Voi ventenni, però.


Avete per le mani un mezzo di straordinaria, mai vista, inconcepibile potenza per far sentire la vostra voce. E lo state lasciando in mano a noi cinquantenni, quarantenni, sessantenni.

Un mezzo per farsi vedere e sentire, per protestare, per portare avanti le proprie ragioni che negli anni '70 non era nemmeno concepibile. Eppure usate per farvi vivi gli stessi mezzi che si usavano allora.

Quarant'anni fa i media erano saldamente in mano ai “grandi”, a chi aveva soldi e potere. Quei pochi giornaletti che parlavano d'altro, che ne parlavano in un altro modo, a malapena riuscivano a campare e venivano letti dagli stessi quattro gatti che li scrivevano. La tv, non parliamone. Quando hanno iniziato ad esserci le radio libere sembrava un sogno, ma anche lì servivano mezzi, non pochi.
Allora qualunque idea, protesta, proposta, rabbia, idea avessero i ventenni – di sinistra, di destra, di CL – andava per forza portata in piazza.
Altrimenti non sarebbe stata visibile a nessuno, mai. All'opinione pubblica figuriamoci.

Ma oggi esiste un mezzo, esiste IL mezzo per rendere visibile qualunque opinione, istanza, protesta, proposta. E voi che ci siete nati dentro – a differenza nostra – voi lo state lasciando a noi. Lasciate che la vostra voce non si senta mai, o che la sentano solo i vostri amici, il che è lo stesso. È come avere un megafono e usarlo per sussurrare una battuta al compagno di banco.

Tutti i dibattiti, i commenti, gli articoli, i post, le discussioni più accese sui temi più importanti le lasciate fare a noi, anche quando vi riguardano, anche quando si parla di voi, anche quando si tratta di definire il mondo in cui voi dovrete vivere e che dovrete far funzionare. Non ci siete, o se ci siete non vi si vede.

La rete è vostra. Usatela.

Usatela per renderla diversa, ne siete capaci certo voi più di noi.

Usatela per farvi sentire, per farvi vedere, per farci sapere cosa pensate, cosa volete, per dirci contro cosa volete battervi, per dirci che futuro immaginate e come pensate di prendervelo.
E per dirlo ai vostri coetanei, e a quelli che sono più piccoli di voi: ribaltate l'uso che della rete fanno le casalinghe di Voghera e i vecchi tromboni, con i loro sopraccigli alzati e i ditini ammonitori, con la loro supponenza, il loro paternalismo, la loro assoluta e livorosa ignoranza di quello che siete e pensate.

Smettetela di farvi intervistare: fatele voi le interviste.
Smettetela di far sbrodolare dibattiti sui “giovani d'oggi”: fatelo voi il dibattito.
Smettetela di farvi dire che siete ignoranti e passivi: dimostrate che non lo siete.
Smettetela di lasciarvi dire che non sapete cosa volete: ditelo e scrivetelo ovunque, quello che volete.
Smettetela di farvi fotografare, filmare, di farvi rappresentare come delinquenti o bambocci, senza vie di mezzo: rappresentatevi da soli, così come siete davvero.

Smettetela di stare tra voi: siete figli del mondo, potete parlare con tutti i ventenni del mondo, siete tantissimi, siete una moltitudine e avete una forza che noi non abbiamo più, una potenza che non abbiamo mai avuto. Usatela.

Smettetela di essere buoni, di essere silenziosi, di farvi i fatti vostri: inondate la rete, appropriatevene, spazzate via i tramonti e i gattini, fate la rivoluzione, quella che potete fare, quella di esserci e di dire al mondo come il vostro mondo volete che sia.


Non c'è neanche bisogno di mettere la maglietta pesante, in rete non fa mai freddo.
Io, se serve, una mano la darò volentieri. Ma siete voi che avete tutto il mondo e tutto il futuro davanti a dovervi muovere.
Fate i bravi, spaccate tutto questo mondo così sbagliato.

Firmato: la mamma.




martedì 21 aprile 2015

Di cosa precisamente hai tanta paura?

Perché devi averne proprio tanta, devi essere davvero spaventato per essere sollevato, appena uscito da messa, dal fatto che settecento persone muoiano annegate, devi essere proprio terrorizzato per desiderare, tu che tieni alla famiglia tradizionale, che affoghino le mamme coi bambini in braccio, i mariti con le mogli incinte, i ragazzi che sono tutta la speranza dei loro vecchi genitori.

Ma di cosa, esattamente hai così paura?
Come si può chiamare, come si è sempre chiamato se non un fifone, un codardo, un vile, chi sano e pasciuto a salamelle e polenta ha tanta paura di qualcuno tanto più debole, più misero, più disperato?

Sei così terrorizzato perché pensi davvero che domani troverai Amal che si è appropriato della tua officina di gommista, seduto alla cassa del tuo bar tabacchi, a chiuderti in faccia il cancello del tuo capannone di minuteria metallica?

Sei davvero convinto che “questa gente”, se non la si farà morire per strada, prenderà possesso della tua squallida villetta a schiera, del tuo garage piastrellato in grés, delle tue tapparelle di plastica? Che caccerà via dalle sua scrivania alle Poste tua moglie dopo che ci è stata seduta vent'anni senza imparare a usare il pc, che porterà via quel posto nella cooperativa di facchinaggio a quel cretino di tuo figlio che mantieni da tre anni fuori corso perché non sai cosa fartene di lui?

Di cosa hai paura? Che il muratore che mandi all'alba sui ponteggi senza casco sia eritreo invece che albanese? Che la donna che imbocca e lava il culo al nonno sia libica anziché equadoregna? Che arrivi un somalo a vendere le rose invece del pakistano che cacci via dal tuo apericena?

Quanto devi essere spaventato, quanta fifa devi avere per perdere il lume della ragione e volere tutti morti, settecento, settemila e sono sempre pochi a finire in pasto ai pesci, ma anche a mitragliarli sarebbero sempre pochi, quanto devi sentirti inerme e minacciato per volere come un topo in trappola mordere a morte chi nemmeno sai chi sia, far fuori chiunque si avvicini.

Di cosa hai paura? Che la prostituta minorenne che ti cerchi ogni venerdì sera – perché tua moglie, eh, si sa – sia invece che moldava yemenita?
Che una massaia siriana ti rubi il posto in fila al supermercato?
Che la compagna di banco di tua figlia invece che da Carugate venga dalla Libia? Che rubi il temperamatite alla tua Sciàron?

Ma quanto, quanto si deve essere vigliacchi per aver paura di qualcuno che scappa?