martedì 10 gennaio 2012

Maggio 2011

sabato, 28 maggio 2011

Mi hanno chiesto cosa vuol dire utopia. Spiegarlo, si spiega. Il problema sono gli esempi: esempi attuali, intendo. Tutti gli esempi che mi sono venuti in mente sono del passato, oggi si producono - mi pare - solo utopie negative.
Se a qualcuno viene in mente un artista, un letterato, un musicista, uno statista, un regista di oggi che abbia inventato, o prodotto o quello che è, una utopia me lo dica, per favore.
Noi sarà che eravamo stanchi ma la cosa più vicina che siamo riusciti a trovare è Star Trek.

C'entra anche quel bellissimo film che ho visto qualche giorno fa: 'Non lasciarmi'. Bellissimo e di sconcertante angoscia: perché alle distopie siamo abituati, ne abbiamo lette e viste al cinema tante, alcune splendidamente declinate altre meno, ma in tutte bene o male c'è una fiammella di ribellione, uno scatto di devianza, un granello di sabbia nel sistema. In questo film no. E questa totale, infinita e totale accettazione, senza che nemmeno sia usata la forza perché semplicemente non c'è alcun bisogno di esercitarla, io l'ho trovata di desolazione agghiacciante, di tremenda violenza. Se vi capita guardatelo, eh.

Postato da: sphera a 16:56 | link | commenti (8)


giovedì, 26 maggio 2011

- Carletto, vieni che è in tavola. Senti Carletto, ma cos'è di 'sti referendum?
- Quali referendum?
- Mah, ho trovato la Nives giù dal prestinaio, dice che c'è i referendum...
- Mavalà, Esterina, quella lì chissà cosa ha capito. Se c'erano i referendum c'erano i cartelli in giro, no? I manifesti, ti ricordi quelli del divorzio, c'era pieno di manifesti. La Nives  già capiva poco prima, adesso che è vecchia figurati.
- Dice che c'è il referendum sull'acqua.
- Sull'acqua? E che cazzo di referendum è? Come si vota sull'acqua? Liscia gassata o ferrarelle? Ma per favore... Dammi qua un'altra fetta di arrosto, qua.
- Mah, non so, magari ho capito male io...
- Quello sicuro. Che poi tanto son tutti soldi buttati, i referendum, sai quanti soldi spendono per ste cazzate, mai che facessero un referendum sugli zingari, per dire. Quello sì che lo voterei.
- Che poi quella domenica lì c'è la costinata giù all'oratorio, meglio che andiamo lì allora.
- Eh. Che poi figurati se la Nives o quel scemo del Luigino suo marito sanno se si deve votare sì o no. Io mai capito, quello. Per quello non vado mai. Anzi tieni a mente che bisogna che vado su un po' presto, alla costinata, che col Piero dobbiamo far su la brace.

Qui, per esempio, i referendum praticamente nessuno sa che ci siano.
E tra l'altro a me i referendum preoccupano sempre un po'.
Perché niente mi toglierà dalla testa che per quanto si spieghi la faccenda del 'vota SI per dire NO' (o viceversa) qualcuno -e probabilmente più di qualcuno- si sbaglia comunque.
Non è la preoccupazione riguardo ai risultati, visto che in teoria gli errori dovrebbero equivalersi da una parte e dall'altra e quindi elidersi, è il pensiero che tanta gente voti il contrario di quello che vorrebbe a infastidirmi.
Sono convinta, tra l'altro, che qualunque procedura che necessiti di troppe e troppo ripetute spiegazioni sia sbagliata.
Se servono tonnellate di manifesti e volantini e ore e ore di avvisi elettorali con sottotitoli per non udenti e linguaggio dei segni per spiegare una cosa, vuol dire che quella cosa è malfatta.
E non capisco perché mai. Posto che i referendum sono abrogativi, basterebbe porre i quesiti sotto la forma: 'La legge xy dice che blablabla. Sei d'accordo di mantenere questa legge?'
Chi vuole mantenere la legge vota sì, chi vuole abrogarla vota no. Chi non vuole la privatizzazione dell'acqua, per dire, vota no. Semplice, chiaro, a prova di analfabeta di ritorno. Sì o no?

Postato da: sphera a 09:59 | link | commenti


giovedì, 19 maggio 2011

Ma perché continuano a dire ai bambini di non correre? Cosa gli succede se corrono?

- Non correre!
- Perché?
- Perché poi cadi e ti fai male.
- Non cado, non ho mica due anni.
- Ieri sei caduto e hai pianto.
- Ma adesso mi è passato. Posso correre?

- Non correre!
- Perché?
- Perché poi cadi e ti fai male.
- Non posso farmi male, è tutta erba. Non mi faccio male a cadere sull'erba.
- Ti sporchi i pantaloni. Magari li rompi, anche.
- Se li tolgo posso correre?

- Non correre!
- Perché?
- Perché poi sudi.
- E beh?
- Ti fa male sudare.
- Ma tu sudi quando vai in palestra. Anche il papà suda quando va a correre.
- Ai bambini fa male sudare. Poi prendono aria e si ammalano.
- Ma poi muoiono?
- Ma no!
- Allora posso correre?

Fateli correre, diosanto. Abbiamo sudato tantissimo, ci siamo riempiti di croste le ginocchia e non siamo morti. Fateli correre, dai. Non so, io certe corse su certi prati me le ricordo ancora.


Postato da: sphera a 17:12 | link | commenti (5)

mercoledì, 18 maggio 2011

Guarda che se logorri ti forsenno.

Postato da: sphera a 16:58 | link | commenti



sabato, 14 maggio 2011

Il mio preferito è l'Uccello del Terrore.
In alcuni dei miei momenti di obnubilamento televisivo, mi accade di guardare questi documentari che raccontano di enormi e cattivissime bestie estinte.
Non è tanto la ferocia che mi affascina (si incontrano animali molto più sanguinari in metrò o dal prestinaio), né la qualità delle ricostruzioni filmate, che è piuttosto ingenua: io adoro i nomi.
Fino a qualche tempo fa il mio preferito era l'Orso Gigante dal Muso Schiacciato, ma direi che Uccello del Terrore è ancora meglio.
Era, lui, un enorme pollo, un gigantesco gallinone con un becco sovradimensionato, adunco e affilato. Lo si vede muoversi con quest'andatura saltellante da tacchino festoso, per poi avventarsi con folgorante velocità sulla preda, spezzandola in due col beccone. Mentre il ciuffetto nero gli ondeggia su e giù.
Non sai mai, mentre sei in cucina o esci dal bagno, quando improvvisamente lo vedrai arrivare ballonzolando, le ali strette lungo il corpo, per avventarsi su di te e sferrare il suo colpo di becco fulmineo e fatale.
Non so voi, ma noi qui sono giorni che giochiamo all'Uccello del Terrore.

Postato da: sphera a 18:18 | link | commenti (1)


Ecco, vedi che non lo diciamo solo io e l'imperatore Adriano.

Se due persone fumano sotto il cartello "Vietato fumare" gli fai la multa, se venti persone fumano sotto il cartello "Vietato fumare" chiedi loro di spostarsi, se duecento persone fumano sotto il cartello "Vietato fumare" togli il cartello.
(Winston Churchill)

Si noti, questa non è propaganda pro-fumo. Fumare uccide, c'è scritto anche sul pacchetto. 
Come se qualcuno potesse essere convinto a non fare qualcosa dopo che ha appena comprato l'occorrente per farlo. Già che si stava parlando di cose inutili.

Postato da: sphera a 18:15 | link | commenti (1)


sabato, 07 maggio 2011


Bisogna che lo confessi: credo poco alle leggi. Se troppo dure si trasgrediscono, e con ragione. Se troppo complicate l'ingegnosità umana riesce facilmente a insinuarsi entro le maglie di questa massa fragile...
...Ogni legge trasgredita troppo spesso è cattiva: spetta al legislatore abrogarla o emendarla, anche per impedire che il dispregio in cui è caduta quella stolta ordinanza si estenda ad altre leggi più giuste.

(Memorie di Adriano, M. Yourcenar)

Ecco, mi è venuto in mente mentre sacramentavo contro il distributore automatico di sigarette -cerca la tessera dov'è la tessera l'ho lasciata a casa ah no è qui inserisci la tessera estrai la tessera reinserisci la tessera nell'altro senso, no nell'altro, no nell'altro, accidenti è caduta proprio lì tra la macchinetta e la clèr inginocchiati sporgiti con la faccia schiacciata sulla saracinesca eccola tutta sporca inserisci la tessera inserisci i soldi reinserisci i soldi liscia i soldi reinserisci i soldi non dà il resto fanculo al resto volevo solo fumare una sigaretta- e realizzavo quanta inutile fatica profusa nella vertiginosamente falsa e ipocrita supposizione di non far fumare i minorenni.
I quali, maschi e femmine tutti, fumano voluttuosamente e serenamente per la pubblica via, dai quattordici anni in su e spesso anche dai dodici o tredici.

Poi mi sono messa a pensare a tutte le altre leggi complicate, inutili e idiote che ci infestano la vita come ortica, alla cui puntigliosa applicazione siamo obbligati da una occhiuta autorità che trascura ben altre violazioni.
Sei obbligato a mettere il guantino per mettere nel sacchetto arance che da giorni vengono manipolate, caricate, pesate, fatte cadere e raccolte da nerboruti scaricatori sudati e senza guanti.
Sei obbligato a produrre quindici firme su quindici pagine di oscure dichiarazioni relative alla privacy ogni volta che compri un ferro da stiro, sotto l'occhio di telecamere che ti spiano nella scollatura, e dopo aver dichiarato lo stato anagrafico dell'intera stirpe.
Sei obbligato a non vendere gratta e vinci ai minorenni affinché non cadano nell'orrida spirale di perdizione del gioco d'azzardo, mentre è la sciura Ersilia che dilapida la pensione e cena a pane e latte aspettando di diventare miliardaria.
Sei obbligato a bere aranciata col brasato perché un limite assurdo dice che se bevi un bicchiere di vino sei un pazzo pericolosissimo, mentre chi guida dormendo può falciare un pulmann di vecchiette perché il colpo di sonno, si sa, può capitare.


Poi ho smesso di pensarci perché me ne venivano in mente troppe.
E ho chiesto al quindicenne che passava se per favore mi faceva accendere.


Postato da: sphera a 17:34 | link | commenti (1)


martedì, 03 maggio 2011

Sarà che invecchiando sono diventata cauta, sospettosa e diffidente come un'incrocio tra la zia di Philip K. Dick, un finanziere e una perpetua di Pontida, ma di fronte alla stragrande maggioranza delle notizie, ormai, non riesco a prescindere dalla sindrome Capricorn One.

Nel caso specifico, non sono affatto certa che Osama sia stato ucciso.
(Del resto non sono ancora del tutto sicura di credere che sia mai stato vivo)

Ma riguardo a tutta l'intera faccenda il commento che finora mi è parso tra i più lucidi è quello del Paguro*:
- Hanno ucciso Bin Laden...? Beh, ma a noi che cazzo ce ne frega?


* il Paguro ha diciassette anni e vive rintanato in una inaccessibile spelonca buia e echeggiante, in cui le cui concrezioni di vestiti, avanzi di cibo e cartine di sigaretta si sono stratificate al punto da renderne quasi impraticabile l'accesso. Ne fa fuoriuscire, all'ora dei pasti, lunghe antenne ticchettanti e chele predaci con le quali cattura enormi quantità di qualunque cosa ritenga commestibile, prima di ritirarsi rapidamente nel guscio sigillandone con cura ogni orifizio.

La Pesciarossa dalla lunga coda ondeggiante invece pinneggia languida in un suo acquario per metà onirico e per metà virtuale, intoccata dalle prosaiche necessità di pulizia, nutrizione e rigoverno del mondo da cui noi terrestri ci lasciamo così incredibilmente affliggere. In certi momenti, appropriatamente scelti da un destino remoto e benevolo, cibo e pantaloni puliti le fluttueranno davanti affinchè ne fruisca, com'è sempre stato e com'è nell'ordine naturale delle cose che sia.
Il suo commento non è pervenuto.

Postato da: sphera a 15:18 | link | commenti (1)


domenica, 01 maggio 2011

Ma di cosa sa, di preciso, il profumo di santità?


(cioè, lo riconosci se lo senti, per dire, camminando per strada?
E quante volte l'abbiamo sentito senza rendercene conto?
O non capita mai a nessuno, nella vita di tutti i giorni, di sentirlo?
E allora come fanno a riconoscerlo subito?


...sa di rosa, di giglio, d'incenso, di lavanda, di sapone, di pizza?)

Postato da: sphera a 19:24 | link | commenti (2)

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