Prima di quell’età sei troppo piccolo: non sai di esserci. Dopo sei troppo grande: invece di esserci ti pensi.
Ma c’è un momento in cui tutto è in equilibrio, lo spazio e il tempo e te, un momento in cui sei completamente tu e un gatto e un uccello e una lucertola e una tigre e i sassi e il mare e l’erba, insieme.
E li so benissimo i colori: i dieci anni hanno luce satura che ti entra negli occhi colmandoli e li allaga come quando li tieni aperti sotto l’acqua, e hanno ombre disegnate nette, e nere.
E noi che ci affidiamo sempre alla geometria più facile e banale continuiamo a pensare che la curva di una vita abbia il suo culmine a metà, che tra gli zero e gli ottanta sia a quaranta che siamo nel pieno della sapienza e della forza.
Ma sappiamo bene che non è affatto vero, e che quella curva si impenna quasi in verticale e raggiunge la cima a dieci anni, e poi scende, inevitabilmente.
Per questo passiamo il resto del tempo a cercare in tutti i modi di tornare lì, all’interezza, al fulgore del corpo e della consapevolezza. E quando ci diciamo felici è perché per un istante ci sentiamo come eravamo sempre, ad ogni risveglio, alle quattro di ogni pomeriggio.
Vipassanā (pali, in sanscrito: vipaśyanā) una delle due principali forme della meditazione buddhista, detta anche meditazione di visione penetrativa (in inglese insight meditation). A differenza della meditazione samatha, questa forma di meditazione non è finalizzata al raggiungimento di stati di assorbimento meditativo e non ha un carattere astrattivo. Al contrario, la meditazione vipassana intende sviluppare la massima consapevolezza di tutti gli stimoli sensoriali e mentali, affinché se ne colga la reale natura e ci si incammini per tale via verso la liberazione. Il corpo e la mente sono il campo nel quale è possibile scoprire, con una visione attenta, la verità del mondo fenomenico e quella che porta alla sua estinzione.
[…]
In riferimento ai sette fattori del risveglio:
presenza mentale,
investigazione dei fenomeni,
risveglio dell'energia,
gioia,
serenità,
concentrazione
equanimità.
Diciamo che io ho raccontato una storia. Tu gli hai dato il senso che voleva avere. Grazie.
RispondiEliminaIo a dieci anni sapevo tutti i sassi della strada davanti casa mia.
RispondiEliminaBandini
E' quando finisce la scuola elementare che finisce la fanciullezza.
RispondiEliminaEcco Bandini, proprio così. Saperle, le cose: non "guardarle" o "ricordarsele", saperle. Io sapevo tutte le case della via, le piastrelline di una e i balconi dell'altra, e le giunte dell'asfalto sui marciapiedi, con il vermicello di catrame più gonfio in certi punti, e le cose, tutte.
RispondiEliminaE Speaker, non lo so se per tutti sia quello lo spartiacque, forse qualcuno prima o dopo, forse a pensarci bene ognuno lo ritrova, si ricorda qual'è stato il suo momento di confine.
Grazie. Per avermi fatto stare bene e male, tutto assieme.
RispondiEliminache bello tutto ciò! (io forse un po' prima dei dieci. diciamo tra i tre e i sette. a dieci mi avevano già fregato)
RispondiEliminaOberon sì, male e bene tutto assieme a pensarci. Però si può provarci, a ritornare un po' così. E quello fa stare bene invece.
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