lunedì 5 dicembre 2011

Gennaio 2007

mercoledì, 31 gennaio 2007

Si pregano i signori condomini di pulirsi il sangue dalle scarpe prima di utilizzare l'ascensore.

Italiani brava gente.
Gente per bene, che non ruba, che non si droga.
Che parla poco e dice poche parolacce, che si veste come si deve, che tiene bel pulito.
Gente che sta nel suo, che va a letto presto e fuma poco, lavoratori, gente che il biglietto del tram lo paga.
Tutta gente onesta, cattolica, battezzata e cresimata, sposata nel modo giusto, in chiesa.
Mica come quei senza dio che manipolano gli embrioni. Loro i bambini preferiscono manipolarli a coltellate quando son già nati, che dà più soddisfazione.
Mica come quei delinquenti dei pacs, che distruggono la famiglia. Loro le famiglie le fanno a pezzi a sprangate, che si fa prima.
Brave persone che fan poco rumore, bravi giovanotti mansueti e un po' torpidi che portano gli zii a fare una gita in macchina, a pezzi nel baule.
Brave mammine casalinghe perfette con la frangetta lustra, che mettono le pattine e lavano col vim il martello con cui hanno rotto il crapino di quel discolo del figlioletto.
Brave ragazzine belline che col fidanzatino non perdono tempo a limonare perché hanno da affilare le lame per scannare mamma e fratellino.
Bravi e robusti operai che quando han bisogno di soldi invece di cercare un finanziamento in banca cercano un bebè da rapire e però siccome coi bambini proprio non ci san fare per farlo smettere di piangere non gli sovviene altro che prenderlo a badilate.
Non so voi, ma io preferisco i lupi, di cui ho ben presente dove e come sono gli artigli e i denti, a questi cupi agnelli da appartamento con la mannaia nel sacchetto dell'Esselunga.
Preferisco qualunque lupo a questi pecorelloni mansueti e sanguinari, a queste agnelline con gli occhi di ardesia gelata.
Da un sondaggio recente risulta che tra le paure della gente ai primissimi posti figurano i terroristi, gli stranieri, gli zingari. Mammamia gli zingari. Rubano i portafogli, aiuto. Rubano i bambini.
Non so voi, ma se io fossi un bambino preferirei - molto - essere rubato dagli zingari piuttosto che macellato dalla dirimpettaia.


E non mi interessa qui, ora, il fatto di cronaca in sè, o la psicopatologia criminale, o il perchè e il percome.
Ma il fatto che forse abbiamo un po' perso il controllo di ciò di cui è adeguato aver paura.
Dal rapporto Eures-Ansa 2006 si evince che due omicidi su tre sono in ambito familiare: molti molti di più di quelli causati dalla criminalità comune.
Eppure abbiamo paura dei delinquenti e non dei parenti.
E su 600 morti o giù di lì un terzo sono stranieri, rumeni, marocchini e albanesi ai primi posti: per gli stranieri il rischio di morte è 7 volte superiore rispetto a chi è di nazionalità italiana.
Eppure abbiamo paura degli extracomunitari, quando sarebbero piuttosto loro a dover essere terrorizzati.
Negli ultimi anni in Italia ci sono stati zero morti per terrorismo e una media di 5.000 morti all’anno per incidenti stradali. Eppure abbiamo paura dei terroristi e non degli automobilisti.
Si sono verificati in Italia zero casi di contagio da aviaria e grosso modo 12.000 casi di salmonellosi all’anno.
Eppure abbiamo paura dei cigni e non delle cozze.
Abbiamo un folle terrore di essere rapinati e ci incamminiamo in ciabattine sulle vette (una ventina di morti all’anno in montagna e 25/30.000 incidenti sugli sci).
Attrezziamo tecnologici e costosissimi presepi di antifurti affinchè nessuno penetri nella villetta costruita nel letto del fiume, ai piedi della frana, sulle pendici del vulcano.
Teniamo la pistola e l'archibugio carichi per difenderci dall'eventuale furto di una catenina, li teniamo proprio lì sul comodino di fianco all'orsacchiotto del bambino, che così è comodo a giocare con tutti e due, guarda com'è carino quando fa bum bum.

È pericoloso avere paura, perché si diventa pericolosi.
È molto pericoloso avere paura, perché si diventa stupidi.
Ma ancora più pericoloso è avere paura delle cose sbagliate.

Postato da: sphera a 10:33 | link | commenti (21)


mercoledì, 24 gennaio 2007

(Interno sera. Il tredicenne vortica per la cucina, ha una manciata di biscotti in mano che alterna al formaggio rubato dal tagliere, tra i piedi fa saltellare una pallina blu.)

- Per cortesia, riesci a ballonzolare un po’ più in là, che mi intralci? O almeno a non far andare dappertutto sta pallina?
- No. Sono allegro.
- Vedo.
- Sì. Stasera mi sento molto smilzo e vispo.
- Ah, bene. Come mai? Spostati che devo aprire qui.
- Non so. Ho pensato delle cose. Penso un sacco di cose ultimamente.
- Beh capita, diventando grandi, di pensare un po’ di più. Oddio, non a tutti capita, in effetti. Che genere di cose?
- Mah, cose. Tipo pensieri di filosofia.
- Addirittura. Basta spizzicare formaggio, che poi non ce n’è più per i pizzoccheri.
- Sì. Solo un pezzetto. Tipo, avevo fatto un pensiero sullo spazio, però non me lo ricordo tanto bene, dovrò ripensarci.
- Ho detto basta.
- Sì. Solo uno. Invece ne ho fatto uno proprio bello sul tempo.
- Cioè?
- Tipo, sai quando parlavamo del tempo e tu dicevi che è relativo e tutte quelle cose lì, ti ricordi? E dicevi che tipo quando uno fa una cosa noiosa come non so, le ore della Galli, il tempo gli pare lunghissimo e invece quando fa qualcosa che gli piace gli sembra che passi in frettissima, ti ricordi?
- Sì. E?
- Ecco, ho pensato che non è che sembra. Passa davvero più in fretta.
- Sarebbe a dire? Attento alla padella, che scotta molto.
- Sarebbe tipo che la vita è lunga uguale per tutti, lo stesso tempo preciso.
- Mh.
- Sì. Solo che quando sei felice il tempo passa più veloce, quando sei scontento più adagio. Quindi poi uno vive di più o di meno a seconda della sua contentezza: a seconda di quanto in fretta gli è passato il tempo.
- Ah. Un po’ come se il tempo che uno ha fosse dentro una bottiglia, una bottiglia di capacità uguale per tutti, e quando sei triste cola goccia a goccia e quando sei felice scorre a getto?
- Ecco. Proprio proprio così. Brava. Bravissima.
- E quindi chi è molto spesso contento consuma il suo tempo più in fretta?
- Mica “consuma”. Lo usa forte. Quando esce dalla bottiglia forte ne esce di più, eh.
- Eh già. Una teoria interessante.
- Non interessante. Bellissima. È bellissima.
- Ci dovrò pensare. Ma quindi, stando così le cose, tu preferiresti una vita breve ma piena di contentezza o una tristanzuola ma molto più lunga?
- Una molto più corta ma molto piena di cose felici. Ovvio.

Ovvio.

(La luce della lampada, colpita di striscio dalla pallina, ondeggia piano. Il ragazzetto disegna sulla lavagna un pisellone, poi lo cancella e mette in bocca i biscotti, tutti insieme. La ragazzetta sdraiata sul tappeto cincischia col libro di storia e si produce in una versione a bocca chiusa di una canzone non identificata. Dallo stereo la colonna sonora è “One”, degli U2, nella versione dei Cowboy Junkies. Il dialogo è riportato parola per parola.)

Postato da: sphera a 13:01 | link | commenti (23)

domenica, 20 gennaio 2007

Sia chiaro, a me che quel qualcuno di cui parlavo ieri assuma giornalmente una quantità di principi attivi bastante a mantenere in attivo il bilancio di una casa farmaceutica non dà nessun fastidio.
Sono fermamente del parere che finché non reca danno ad altri ognuno di sé stesso possa fare ciò che più gli aggrada, che sia travestirsi da maialino rosa e farsi frustare da una comare baffuta o bersi due bicchieroni di gin a colazione ogni mattina.

Che trovo rilevanti sono due aspetti. Il primo e più evidente è che costoro siano graniticamente convinti di condurre vite sane e pulite e che i drogati siano gli altri (con tutto il seguito di giudizi morali e sopracciglia alzate che ne viene).
Vale a dire che a mio parere, riguardo al concetto di doping e di droga c’è un problema di percezione parecchio falsata (in molti casi strumentalmente falsata: nessuna casa farmaceutica ha probabilmente voglia di recitare in coda allo spot “È una droga, dà dipendenza, assuefazione e pesanti effetti collaterali soprattutto dopo uso prolungato”).

Il secondo è che bisogna forse fare delle riflessioni sulla reale diffusione di tali pratiche.
Conosco una gran quantità di ragazzotte salutiste rigorosamente non fumatrici, astemie, che non bevono caffè (alcune di loro anche vegetariane) che hanno sempre nella borsetta una confezione di aulin alla quale attingono più volte al giorno. In genere queste sono quelle a cui piace la melatonina (però no, la pillola no, sai non mi va di prendere ormoni).
Conosco frotte di brave mammine che propinano ai loro bambini anche appena svezzati - alcune saltuariamente, molte con serena continuità - allegre porzioni di psicofarmaci. Così dorme meglio. Era un po' agitato. Il medico mi ha detto che aiuta a rilassarla.
Apprendo che in Italia si consumano ogni anno sei milioni di dosi di viagra: e in larghissima misura sono uomini nel fiore degli anni ad assumerle.
Si legge che ammonta a seicento milioni di euro il mercato italiano dei farmaci illegali e sottobanco, e risulta che sia solo una minima parte quella che va agli sportivi professionisti, la fetta più larga se la prendono le palestre e gli sportivi amatoriali (i ciclisti della domenica quindi, i giovanotti palestrati che li vedi e scoppiano di salute, quelli che quando li guardi ti vien da dire santocielo dovrei mettermi anch'io a fare un po' di sport, faccio una vita malsana, vedi come sono in forma loro).
Qualche tempo fa una bella inchiesta riportava che moltissimi muratori - e quasi tutti i cottimisti - si fanno e strafanno per riuscire a fare per dieci, undici ore al giorno un lavoro massacrante. I muscolosi e abbronzati bergamaschi e bresciani che rilucono sui tetti come bronzi di riace - gente sana, lavoratori - traboccano di cocaina, altro che lapo.
Un amico che ha lavorato per molti anni in fabbrica mi garantisce che negli spogliatoi dei turnisti gira con sbalorditiva abbondanza ogni genere di sostanza pesantemente psicotropa (all'inizio del turno per star svegli e rendere, alla fine del turno per riuscire a dormire che, cazzo, è mezzogiorno e stasera sono di nuovo qui).

Ora, io non ho nessun particolare pregiudizio contro il doping.
Il "prendere qualcosa" che migliori la prestazione quale che sia, che faccia sentire meno la fatica, che faccia stare meglio di mente e di corpo, che renda vispi o faccia dormire bene è cosa che dagli albori dell'umanità si è sempre fatta. Che quello che si mastica o si fuma, si beve, si inietta sia una foglia o una pastiglia mi sembra faccia ben poca differenza.
Il fatto che sia un'abitudine inveteratamente umana, e da millenaria pezza, quanto meno dimostra che è un po' ridicolo spalancare gli occhioni e parlare di "piaga". Se tale è, lo è ormai da tanto tempo che ci abbiamo fatto il callo e non sarà probabilmente per questo che ci estingueremo.
E altrettanto buffo mi sembra mettersi a farne questioni di morale farmacologica: il fatto che io ami più il single malt o il barbaresco rispetto all'ecstasy non mi fa minimamente sentire su un livello etico più elevato. E che ti faccia star meglio un antiinfiammatorio di un anabolizzante, il trovar più gusto in un integratore piuttosto che in una marlboro rossa la ritengo questione di gusti, non di accesso al regno dei giusti.
Ci droghiamo tutti, via. Chi più, chi meno.
Persino quando cammini veloce in salita per due ore e arrivi alla meta sguazzando nelle endorfine lo fai anche anche perchè ti piace - e molto - quel flusso chimico che ti inonda tutto.
E l’abbiamo sempre fatto, oltretutto. Nella nostra adolescenza di genere umano giocherellando con fiori e fogli e funghi, nella nostra adolescenza personale pasticciando con quel che passava il convento di quei tempi (vino e sigarette rubate per i nonni e le nonne, spinelli o quant'altro per noi )
Del resto siamo cresciuti con Braccio di Ferro, fulgido esempio di come un doping puntuale ed efficace dia risultanti di grande soddisfazione.

Però, però a me piace fare distinzioni e differenze. Mi piace ravanare per trovare le linee di confine.
E mi dico, posto che non ci sia problema morale nell’aggiungere qualche molecola qua e là (altrimenti ci sarebbe anche per il moment, per la birretta, per la camomilla), posto che del suo corpo e della sua salute ognuno possa disporre come crede, dove stanno i confini?
Ecco, non è facile.

Uno è forse quello che potremmo dire distingua il doping dalla droga, vale a dire la linea che corre tra quanto assumi per migliorare una prestazione e quanto assumi perché ti fa stare bene.
La differenza principale tra le due probabilmente sta nel fatto che l’una ti aiuta ad essere più presente e più efficacemente immerso nel mondo, l’altra ti aiuta a sganciarti dal mondo stesso, a sollevarti in qualche modo dai suoi gravami. Scegli di fatto tra l’essere più presente o più assente.
La prima opzione ha le sue ragioni in quanto è una scelta in qualche modo razionale, la seconda le ha in quanto emotiva.
Il rischio della prima, penso, è di sopravvalutare l'importanza della prestazione. Che forse non avrebbe avuto bisogno di ausili esterni, o forse non era così importante in assoluto.
Il rischio della seconda è di delegare a qualcosa d'altro il tuo stato emotivo, di subappaltarlo. Di perdere il contatto con quello che davvero senti, impanato, fritto e ricoperto dalla salsa vischiosa di una molecola esterna che ne cambia il sapore.

Il secondo confine – forse, chi lo sa - sta tra il piacere e il bisogno.
Se mi piace bere un bicchier di vino prima di dormire, se mi fa dormire un bel sonno ogni tanto una pastiglia, se mi diverte prendere un viagra e giocare per una sera allo stallone, se mi rilassa dal pensiero degli esami e i soldi e gli scazzi coi miei farmi una canna, se il mal di stomaco per una vita che tutto sommato mi schifa giusto per un pomeriggio voglio farmelo passare, se ho voglia di fare il troppo figo in discoteca ballando una notte senza stancarmi mai, se ci tengo tanto ma davvero tanto a vincere quella gara che sono mesi che mi alleno e non penso ad altro, forse va bene. Non lo so, ma forse.
Se non riesco però più a far l'amore senza una pastiglia, se sto tutta la notte ad occhi spalancati se non mi son dato un aiutino, se non riesco a ridere con gli amici a meno che non sia ubriaco, se non riesco a non tremare dallo stress, a non farmi venire la diarrea, a sopportare mio marito, ad alzarmi per andare a lavorare, a reggere il ritmo, a superare la paura, a sopportare l'ansia, a farmi passare il mal di stomaco e di testa, se non riesco a venire a patti con me e con la mia vita senza aprire un flacone, un'armadietto, una scatola, una bottiglia, forse, forse è allora che non va.

Ma non lo so, ipotizzo.

E forse l’arrivare a stabilire in generale qual è il confine tra il piacere e il bisogno, tra il desiderio e la necessità, tra la gioia di sentire qualcosa e la sensazione di non poterne fare a meno, è una di quelle cose che quando la troviamo allora sì, che c'è da brindare.

Postato da: sphera a 13:12 | link | commenti (16)

sabato,19 gennaio 2007

Appena sveglio un bel caffè, lo dolcifico con l’aspartame perché mi piace stare in forma. Intanto si scioglie nel bicchiere la compressa di multimineralimultivitamine, col suo bel colore arancio acceso. Oggi è lunedì quindi niente pastiglia per regolare l’intestino (con tutto quell’aspartame almeno un giorno sì e uno no va presa, se vuoi star bene).
Mi è parso di avere come un accenno di tosse perciò a metà mattina devo ricordarmi che ho deciso di partire con l’antibiotico, giusto per prevenire tutta questa influenza che c’è in giro. A pranzo un’insalata per star leggero, tanto a darmi l’energia per il pomeriggio bastano il guaranà e il ginseng (ne prendo il doppio di quello che sta scritto sulla confezione, così vado sicuro).
Col quarto caffè, mi piglio anche un paio di moment: le riunioni mi fan sempre venire il mal di testa, preferisco tenermi pronto. Il quinto lo bevo poi prima di uscire per la palestra, insieme a un aulin, perché la riunione è stata parecchio tesa e mi ha fatto salire un po’ di mal di stomaco. E invece devo essere in forma, che il trainer giusto oggi mi fa provare questo preparato nuovo, di importazione, che pare sia una bomba. Per i muscoli tonici, sai. Che a quelli ci tengo, devi vedermi in discoteca poi: con quattro redbull non mi ferma più nessuno. E combino sempre, altrochè. Del resto son cavaliere e le tratto bene le donne: due viagra e le faccio felici. Non che abbia mai avuto problemi, eh, ma non si sa mai, meglio prevenire. Stasera no però: giusto un’aperitivo in centro, ai soliti tre negroni con gli amici non rinuncio. Poi a letto presto, mi piglio anche la mia bella melatonina che fa dormire e fa bene.
Non fumo ci mancherebbe: mi piace la vita sana, mi piace stare in forma (che vado in palestra l’ho già detto?). Mica come quei ragazzini che si fanno gli spinelli. Altro che liberalizzare, tutti in galera li dovrebbero sbattere. Drogati.

Postato da: sphera a 11:33 | link | commenti (14)

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