lunedì 19 dicembre 2011

Giugno 2007

mercoledì, 20 giugno 2007

- Allora, come andiamo?
- Eh, male. Andiamo male. Sta pioggia…
- E lo so che a lei piace particolarmente l’emergenza siccità, lo so. Ma mica sempre si riesce. E poi l’abbiamo fatta per quasi tutto il mese scorso, su.
- Sì, ma vuol mettere? I fiumi in secca, i campi con le piantine vizze, la desertificazione, le torme di beduini a galoppare tra i cactus della pianura padana… Vabbè, sarà per la prossima. È che anche l’emergenza alluvione, non so, mi pare un po’ tirata…
- Ma no, ma no, con sta pioggerellina dolce dolce non funziona. Trovi qualcos’altro.
- Almeno arrivasse l’afa. Ho già pronto tutto, con anche un decalogo di raccomandazioni per gli anziani, che sono i più a rischio perché…
- Sì, sì, lo so, lo so... Anzi, magari non diamogli troppo spazio al decalogo, che dopo tutte le volte che l’abbiam pubblicato ormai 'sti vecchietti avranno anche imparato che devono stare all’ombra, vestirsi leggeri e bere tanta acqua.
- Macché, macché! Sapesse, son come bambini: bisogna ripetergliele cento volte, le cose.
- Comunque, si stava dicendo… vediamo un po’… le epidemie ormai ci han fatto due palle così: la salmonella ha visto, ha funzionato ben poco… no, no ci vuole altro…
- L’emergenza pedofilia? Quella piace un casino.
- Ellosò, ma l’abbiam fatta tre settimane fa… Mi faccia vedere il calendarietto… ecco, vede: pedofilia quattro settimane all’anno, non di più. È un tema delicato, non bisogna abusarne. Omicidi in famiglia come andiamo?
- Direttore, quelli ci son sempre, si sa. Ma settimana scorsa è stata tutta su 'sta roba, sull’emergenza Coltello in Tinello: l’abbiamo spremuta fino all’osso mi sa…
- Mh. Niente niente?
- Mah, un paio di uxoricidi ci sono, come al solito, ma faccende noiose: niente squartamenti, una pistolettata e morta lì. Poco sugo.
- Nessun extracomunitario sospettato, nessun pluriassassino liberato dall’indulto, niente…?
- Naaah, niente. Delittucci passionali, tutti rei confessi… roba anonima, una zuppa.
- Ebbè, allora facciamo lo stupro. Da quant’è che non lo facciamo, lo stupro?
- Ah beh sì, mi faccia vedere… Sì, sì, è un bel pezzettino ormai che l’emergenza stupro non esce. Buona idea, facciamo quella.
- Ottimo, a posto. Mi raccomando, sia allarmante. Punti molto sullo spaventoso aumento, sulle statistiche agghiaccianti.
- Capo, di stupri dal dopoguerra ce n’è sempre lo stesso numero ogni anno, uno più uno meno…
- Ecco, appunto: uno più. Stupri in aumento: è emergenza. Guardi che titolo, gliel’ho già bell’e che fatto. Che materiale abbiamo, c’è qualcosa di raccapricciante?
- Poca roba, mi sa. C’è sta tipa cha aveva perso il treno e ha accettato di andare a dormire a casa di un tizio conosciuto in stazione…
- Più che raccapricciante è cretina, questa.
- È quel che dico anch’io… ha dichiarato che sua mamma l’aveva ripetutamente messa in guardia dall’accettare caramelle dagli sconosciuti, ma che questo signore non aveva l’impermeabile slacciato e non ha nemmeno menzionato le caramelle, quindi lei ha ritenuto molto ragionevolmente di andare sul sicuro. E poi sempre meglio che passare la notte in stazione, con tutta la gentaglia che c’è in giro.
- Mh. Emergenza oca giuliva, più che altro. Vabbè, accontentiamoci. Calchi molto sull’insicurezza delle città, sulla ferocia del maschio moderno frustrato, sull’aumento esponenziale, sulle statistiche agghiaccianti…
- Sì, quello l’ha già detto. Ho preso nota.
- Ecco, bravo. Punti molto anche sul dettaglio, sulle orribili sevizie.
- Non mi pare risulti sia stata seviziata… aspetti che controllo…
- Ma su, ma che vuol dire questo, lei non ha idea di quante donne si vergognino a descrivere i particolari degli abusi… se li immagini, no? Sarà ben capace di immaginarsi qualche sevizia, dopo tanti anni che fa sto mestiere!
- Benissimo, capo. Vado così allora. Del resto chissà, se abbiamo culo ne saltano fuori uno o due belli, nei prossimi giorni.
- Massì, vedrà, abbia fiducia. Giusto il tempo che torni l'estate. Anzi, guardi, mi par quasi che stia smettendo di piovere: la tenga a portata di mano, quella prima pagina sull’afa.

Postato da: sphera a 14:01 | link | commenti (8)  



mercoledì, 13 giugno 2007

Il supermercatino è sotto la pioggia, obliqua e battente: l’ombrello si lascia fuori, nel portaombrelli di ottone lavorato a fiori che ha messo lì quello del banco salumi, che a queste cose ci pensa.

Alla cassa la ragazzetta, diciassette anni o anche meno, cerca di non far notare, cerca di far passare in fretta senza che nessuno se ne accorga il pacco di assorbenti, suo unico acquisto.
Ma la cassiera è bionda e distratta e mette tutto assieme con la spesa della signora che viene dopo, settantacinque anni, ciabatte e un sorriso di continuo risucchiato sulla dentiera.
- Eh, questi hinn minga meè…
- Oh, scusi è vero, erano della signorina. Erano suoi, vero?
A gran voce: la cassiera non è una donna discreta. E poi è un po’ stanca, a quest’ora. La ragazza avvampa.
Balbetta che sì, sono suoi, sottovoce.
Ride molto divertita, la anziana signora mentre sistema in cinta la gonna di lana, un po’ pesante per questa stagione, in effetti.
- Eh, magari… magari gh’avessi ancora de usaà sti robb chì... eh, magari!
- Ahahahahaa, eh, la gh’ha resuùnn, magari!
- Uh madonna, bei tempi eh, sciura? Magari fudessem ancora cumeè sti tosann chì, eh?
- Ehhhh, magari! Eh, signorina? Bei tempi, eh…! Se ghe vör faa, l’è una röda che gira… Num hèmm fa i noster, adess tuca a lör… né, signorina?
La signorina è rosso profondo. Lei voleva che nessuno ci facesse caso, ai suoi assorbenti, ed ecco che tutto il negozio sghignazza contento, contenti quelli che ci sono ancora dentro, in quei tempi lì, e salaci e contenti quegli altri che li sono lasciati alle spalle, perché mica si son fatti mai mancar niente, ai tempi loro.
Ed erano capaci di riderci sopra anche, di far volteggiare malizia e battute che a tutti questi moderni qui farebbero arrossire anche le orecchie, loro che viaggiano sull'internétt e poi si imbarazzano quando al mercato l’ortolano - si sa che te lo dice - “Eh sciura, come li vuole i cetrioli, bei gross?” “Eh sì, ghe mancariss, mi se hinn minga gross i vöeri nanca vedeè!” “Ahahahah eh, la sciura, ahahahah! La vour la lattuga, l’è bella.”
La ragazzetta alla cassa arrossisce: le chiama “mestruazioni”, non “chì robb liì”, ma non ne parla con nessuno, figurati in pubblico.
Corre via disperata mentre l’ottantenne, terzo nella coda alla cassa, lancia alla cassiera bionda cinquantenne un po’ stanca ma dalle gran tette un complimento di boccaccesca sostanza e sapidità, arrischiando un complicata metafora sulle gioie che avrebbe avuto suo marito, con sta pioggia, sciura, stasera.

Postato da: sphera a 15:08 | link | commenti (7)





giovedì, 07 giugno 2007


Perché io li osservo molto i diversamente giovani: anziani e bambini sono molto più interessanti degli adulti generici.
Gli adulti, quelli che vedi guardandoti intorno in strada, fanno cose quasi esclusivamente dettate dal dovere o dal dover essere. E devono farle anche di corsa, poverini.
Vecchi e bambini invece fanno quello che hanno voglia o intenzione di fare, e si prendono tutto il tempo che gli pare necessario. Non hanno quasi nessun dovere e pochissima fretta - hanno tutto il tempo davanti o ne hanno così poco che farlo andar via veloce sarebbe da cretini - e sono perciò molto più interessanti (quando trovo un adulto capace di essere intento a fare quello che desidera fare, con tutto il tempo e nel modo che ritiene opportuno per farlo, generalmente me ne innamoro).
I vecchi e i bambini, per esempio, guardano dalla finestra.
Anche dal balcone, appoggiati con le braccia o se sono troppo piccoli attraverso la ringhiera, le mani strette sulle sbarrette, ai lati della testa.
O dal giardinetto, traverso la cancellata che dà sulla strada, o seduti sulla poltroncina di plastica bianca mentre prendono il fresco nell'odore di erba, verso il tramonto.
Non guardano qualcosa, guardano da qualcosa. E quel che vedono, vedono.
Non c'è niente da vedere, dicono quegli altri. Magari gli sembra vedano solo piante, tetti e cortili, magari per un'ora intera.
Ma succedono sempre cose quando guardi dalla finestra. Passa un camion rosso, grosso, là in strada. Poi due passeri volano via. Poi la donnona tira su la veneziana, si sporge un momento e sbadiglia. Poi l'uomo coi capelli rossi porta giù un sacco d'immondizia viola. Poi la ragazza stende il bucato. Poi passa una bici, poi un motorino che fa un gran fracasso. Poi un signore mentre apre la portiera si mette un dito nel naso. Poi il gatto si sveglia e si sposta all'ombra. Poi si affaccia quello di fronte, la sigaretta in mano. Fa un cenno con la testa, l'ha fatto alla signora di sopra quando ha scosso la tovaglia e prima di rientrare si è fermata un momento, ha tolto una foglia secca da un geranio.
Guardano esistere il mondo gli affacciati alle finestre, le vecchiette sotto la pergola, i bimbetti a casa perché è finita la scuola, mattine intere sul balcone mentre la nonna fa le pulizie poi guarda la telenovela, gli omini immobili sulla panchina sotto il tiglio.
Lo guardano, qualcuno col dito in bocca qualcuno no, mentre gli altri tutti affaccendati lo percorrono e attraversano, e provvedono molto indaffarati al suo funzionamento. Ma che senso avrebbe il suo funzionare, tutto quel muovere e spostare e fare disfare e sorgere e tramontare, se non ci fosse qualcuno che lo sta, affacciato e intento, a guardare?

Postato da: sphera a 22:18 | link | commenti (10)

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